Il DDL n.194 dell’onorevole Borghi (PD – IDP), discusso in Senato la scorsa settimana, ha l’obiettivo di modificare la legge 6/89 (legge quadro sull’attività delle guide alpine) creando le nuove figure professionali di “guida escursionistica” e “guida canyoning” tra quelle regolamentate e gestite dalle guide alpine, ignorando volutamente il fatto che queste figure esistono già da oltre 20 anni in Italia come professioni libere.
Sebbene l’intento di regolamentare queste professioni sia lodevole, il DDL presenta diverse criticità che destano preoccupazione in diverse figure professionali del settore.
Un’analisi comparata con la Francia
L’Italia non è il primo paese ad affrontare la questione della regolamentazione delle professioni outdoor. La Francia, che oggi può essere considerata il punto di riferimento europeo a livello normativo e organizzativo del comparto outdoor, ha adottato un sistema che include un diploma di stato (DEJEPS) per la professione di guida canyoning, separato e indipendente dal percorso dal percorso formativo e professionale della guida alpina.
Per questo motivo, l’Ente Nazionale Guide Canyoning ha elaborato il suo percorso formativo per formare professionisti italiani della disciplina proprio sulla base del modello francese e ad agosto 2023, la Svizzera (sede dell’UIAGM – Unione Internazionale delle Associazioni Guide di Montagna, di cui le guide alpine italiane fanno parte) ha riconosciuto le figure professionali ENGC autorizzandole a lavorare nei rispettivi cantoni svizzeri.
Il paradosso italiano, se questo DDL dovesse essere approvato, è che si incorrerebbe nel rischio che professionisti italiani con titolo di educatore professionale e guida canyoning DEJEPS potrebbero lavorare liberamente in tutta Europa, ma non nel loro paese se non si iscrivono ai relativi albi regionali delle guide alpine.
La concorrenza come elemento di crescita
Il DDL, invece di integrare e tutelare le competenze presenti sul mercato da decenni, mira a eliminare una concorrenza scomoda attraverso lo strumento della politica.
Non a caso il DDL 194 dell’on. Borghi, parla di guide escursionistiche, maestri di arrampicata, guide vulcanologiche e guide canyoning, ma non si capisce il motivo per cui non si faccia menzione delle guide speleologiche già regolamentate in alcune regioni separatamente dai collegi delle guide alpine (ad esempio Friuli Venezia Giulia, Marche e Abruzzo). Se da un lato la marginalità del loro mercato potrebbe giustificare tale esclusione (i numeri dell’accompagnamento professionale in grotta, infatti, non sono comparabili con le altre categorie menzionate), dall’altro lato essa solleva dubbi sulla reale intenzione del DDL di regolamentare in modo organico e inclusivo le professioni outdoor. Da questo punto di vista ci si trova di fronte a una sorta di “cartello corporativistico”, dove un collegio accentra su di sé tutte le prerogative di professioni molto diverse tra loro.
Un settore ricco di professionalità
È importante sottolineare che le competenze specifiche per la guida canyoning e l’escursionismo esistono da anni al di fuori del comparto delle guide alpine e con l’approvazione di questo DDL l’Italia sarebbe l’unico stato europeo dove tale figura potrebbe diventare di esclusivo “controllo” del collegio delle guide alpine.
L’Ente Nazionale Guide Canyoning , ad esempio, prevede più di 96 giorni (equivalenti a oltre 760 ore) per la formazione della figura di Guida Canyoning e Maestro di Torrentismo, con una didattica mirata in via esclusiva all’ambiente acquatico delle forre; un programma con più giorni e più specifico rispetto a quello che affronta una guida alpina per acquisire la “specializzazione canyoning” di sole 220 ore.
Attualmente in Italia, per il canyoning, sono presenti 3 associazioni professionali iscritte negli elenchi del MIMIT che formano e tengono costantemente aggiornati con stage specifici i loro associati-guide ed accompagnatori canyoning .
Vi sono inoltre delle realtà come AIGAE, con oltre 3500 guide associate, che dal 1992 formano guide escursionistiche che operano su tutto il territorio nazionale e da decenni hanno attivi protocolli di intesa e cooperazioni con parchi nazionali e regionali tra i quali molti che non hanno nessun rapporto con l’ambiente alpino ove opera la Guida alpina e l’Accompagnatore di Media Montagna.
Se il DDL fosse approvato così come presentato e discusso nell’ultima seduta una guida escursionistica che opera sul “Parco Regionale Veneto del Delta del Po” per lavorare dovrebbe essere iscritto al collegio regionale delle guide alpine del Veneto (posto che riescano a monopolizzare l’intero comparto delle guide ambientali escursionistiche).
Escludere queste realtà consolidate dalla regolamentazione, oltre che mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, significherebbe ignorare un patrimonio di competenze e know-how prezioso.
La concorrenza come elemento di crescita
La presenza di diverse figure professionali, come le guide canyoning e le guide ambientali escursionistiche, rappresenta un valore aggiunto per il settore outdoor.
La loro esperienza e competenza specifica garantisce ai clienti sicurezza, varietà di scelta e un servizio di alta qualità.
Escludere queste figure dal DDL significherebbe:
- Limitare la concorrenza, favorendo un monopolio delle guide alpine.
- Privare il mercato di professionalità preparate e competenti.
- Ridurre la varietà di scelta e la qualità del servizio offerto ai clienti.
In conclusione, il DDL Borghi nella sua forma attuale appare inadeguato e necessita di una revisione profonda.
Esso rischia di creare confusione, limitare la concorrenza e ledere la libertà di professione di diverse figure professionali riconosciute a livello internazionale senza adeguatamente tutelare la sicurezza in montagna.
Auspichiamo che il Senato apra un confronto costruttivo con tutti gli operatori del settore per una riforma organica e moderna che valorizzi la concorrenza, la diversità delle professionalità, la qualità del servizio offerto e, in questo modo, tuteli realmente la sicurezza di chi frequenta la montagna.
Richieste di modifica al DDL:
- Riconoscimento e valorizzazione delle diverse professionalità operanti in montagna, con specifica attenzione alle guide ambientali escursionistiche, guide canyoning, guide speleologiche, maestri di arrampicata e accompagnatori di mountain bike.
- Definizioni precise e puntuali delle competenze di ciascuna figura professionale.
- Percorsi formativi distinti e adeguati alle specificità di ogni professione, gestiti da più attori di comprovata competenza, come previsto dalla comunità europea.
- Mantenimento della libertà di scelta per i clienti nella selezione del professionista più adatto alle proprie esigenze.
- Studio e applicazione di modelli già presenti all’estero, come ad esempio il sistema francese, per favorire una professionalizzazione del mercato e facilitare l’accesso alla professione di guida outdoor.
- Fare fronte comune per lo sviluppo del settore e la lotta all’abusivismo a tutela di chi ha acquisito competenze professionali.
Solo attraverso un sistema aperto, inclusivo e basato sulle competenze si potrà garantire un futuro sicuro e prospero per la professione di guida in montagna, senza ricorrere a logiche corporative che danneggiano la concorrenza e la qualità del servizio offerto.
La montagna è un bene comune da tutelare e valorizzare, non un campo di battaglia, e questo richiede il coinvolgimento e la collaborazione di tutti gli attori coinvolti.