Spett.le redazione,
vi scrivo in riferimento all’articolo pubblicato online il 4/3 dal titolo “Professionisti della Montagna: la riforma delle polemiche” in quanto, all’interno dell’articolo sono presenti una serie di imprecisioni, alcune delle quali rischiano di danneggiare il buon nome e la competenza dei professionisti che rappresento.
Le domande retoriche che il giornalista pone al lettore “Chi saranno gli accompagnatori? Le guide alpine (GA) o quelle escursionistiche? Ritornerà, insomma, la competizione tra professionisti e no?” sono denigratorie e fuorvianti. Un lettore poco accorto, infatti, potrebbe essere indotto a pensare che le GA sono professionisti e le guide escursionistiche no. Stiamo parlando, invece, di due categorie professionali a sé stanti, ognuna delle quali con le sue prerogative e competenze, come statuito anche da una serie di sentenze ben note.
La frase del dott. Geremia in cui afferma “abusivi hanno continuato a svolgere mansione che non competono loro” senza specificare chi sono questi abusivi, induce a pensare che chi opera al di fuori della categoria delle GA è un abusivo. Per la legge italiana si può definire abusivo solo chi opera al di fuori della legge e non al di fuori del collegio delle GA. Le guide canyoning e le guide ambientali escursionistiche iscritte alle principali associazioni professionali previste dalla legge 4/2013 sono professionisti perfettamente legali, con competenze diverse dalle GA, con un percorso formativo diverso, specifico e più articolato di quello delle GA rispetto al proprio ambito operativo. A tale proposito porto l’esempio del percorso formativo di una guida canyoning ENGC che prevede più di 760 ore di formazione dedicata esclusivamente al canyoning, che non ha confronto né eguali rispetto alla formazione di una GA, la cui figura prevede solo una “breve” specializzazione nella pratica del canyoning. Specializzazione che non è sufficiente per acquisire le competenze specifiche di una disciplina che non ha nulla a che vedere (sia dal punto di vista didattico, sia tecnico che di materiali) con l’alpinismo, lo sci e le diverse competenze delle GA.
Nell’articolo si attesta il CAI come punto di riferimento per l’accompagnamento in montagna. Peccato che ci si dimentica di dire che l’accompagnamento professionale non è prerogativa del CAI, che si basa sul volontariato e che non prevede al suo interno, un percorso formativo adeguato a trasferire le competenze specifiche dell’accompagnamento professionale, attività lavorativa sostanzialmente differente, che in molti paesi europei è regolata e gestita da enti specifici (vedi il CREPS in Francia) e che in Italia, in carenza di una normativa specifica, è gestita dalle associazioni professionali iscritte al MIMIT.
Si menziona lo spauracchio della sicurezza in montagna come elemento che dovrebbe portare a desiderare la GA come l’unico referente di qualsiasi tipo di escursionismo, ma si dimentica di citare statistiche reali che possano corroborare questa affermazione. Nell’ambito del canyoning, ad esempio, non si capisce perché portare questa professione – che esiste da decenni – sotto l’egida delle GA, possa migliorare la sicurezza.
Si menziona il timore degli attuali professionisti di passare sotto “le forche caudine delle GA”; a nostro avviso è vero esattamente il contrario: il timore delle GA di passare sotto le forche caudine delle guide canyoning (che ne sanno qualcosa di più di una disciplina cui hanno dedicato e continuano a dedicare tutta la loro formazione) sta spingendo i vertici delle GA a scegliere la via dell’eliminazione politica di un fastidioso concorrente. Le guide canyoning italiane utilizzano metodologie, tecniche e didattiche diverse da quelle insegnate dalle guide alpine e ispirate a standard internazionali che oggi rappresentano lo stato dell’arte nell’ambito del canyoning professionale.
Fatte queste dovute precisazioni, saremo lieti di accogliere le GA al tavolo di discussione per definire i contorni e i profili delle professioni outdoor, con un importante caveat: sedersi a questo tavolo significa discutere alla pari di un tema importante e delicato, dove una categoria non ha maggior diritto alla parola rispetto agli altri. Se riusciremo a fare questo, il mondo dell’outdoor e della montagna in particolare, ne potranno solo beneficiare.
Cordialmente
Il presidente ENGC
Roberto Locatelli